Chiesa Parrocchiale S. Bartolomeo Apostolo

Un po’ di storia

La chiesa fu edificata tra il 1775 e il 1788 per accogliere agevolmente tutti gli abitanti delle sei contrade, in un luogo facilmente raggiungibile, in sostituzione del vecchio “Cesulì” ormai inadeguato. La pala d’altare rappresenta il Martirio di San Bartolomeo, di un artista ignoto della metà del ‘700. Il santo è portato in gloria dagli angeli, molti sono musicanti e due sostengono la mitra e il bastone vescovile e un coltello, simbolo del suo martirio: Bartolomeo fu un apostolo di Gesù, uno dei primi suoi seguaci, ma diffondendo la Parola di Dio trovò la morte scuoiato vivo. Per questo è il protettore di calzolai, commercianti e conciatori di pelli e guanti, cuoiai, fattori, imbianchini, legatori, macellai, pellicciai, rilegatori di libri, sarti e stuccatori ed è invocato contro le convulsioni, l’ernia, la malattia dei nervi, la peste e altre malattie contagiose.

Un episodio della vita del santo è rappresentato a sinistra dell’altare maggiore: potrebbe rappresentare l’episodio in cui San Bartolomeo guarisce miracolosamente i malati nel tempio dedicato ad Astarot, che tiene incatenato rappresentato sotto forma di statua.

All’inizio del XX secolo nella chiesa inizia una campagna di decorazione che vede coinvolti alcuni tra i più noti artisti e decoratori del periodo. Giovanni Cavalleri detto il “Rana”, un decoratore originario di Sabbio di Dalmine, nel 1906 dipinse la Crocifissione e gli Evangelisti nella cupola del presbiterio e le storie di San Bartolomeo nella volta della navata: un episodio della predicazione e il martirio. Da notare i colori luminosi, il corpo di Cristo che risplende circondato d’oro e la pittura che si sovrappone all’architettura da fare sembrare che le figure escano quasi autonomamente dallo spazio a loro riservato.

La decorazione del resto della cupola è realizzata da Fermo Taragni nello stesso anno con la tecnica del trompe l’oeil (inganno dell’occhio) dando l’illusione di una maggiore profondità rispetto alla realtà. Lo stesso artista si è occupato della decorazione parietale della navata, impreziosita dagli stucchi dorati di Elia Ajolfi. Tarcisio Baggi nel 1965 completò la decorazione con angioletti musicanti e reggicartiglio.

L’altare maggiore in legno di inizio ‘700 è dello scultore locale Giovanni Giuseppe Piccini da Nona di Vilminore di Scalve (1661-1723). Già a undici anni la presenza del Piccini è documentata nella bottega di Carlo Ramus, fratello di Pietro Ramus, una famiglia di intagliatori in legno molto celebre in Val Camonica. Dopo aver collaborato alla realizzazione del pulpito della chiesa di Vilminore di Scalve, si spostò con loro a Tirano. Collaborò anche attivamente con gli scultori Fantoni, un’altra famiglia di artisti del legno di Rovetta. Piccini era molto abile nei lavori di piccolo formato, che richiedevano grande cura nei particolari, che riusciva a rendere con molta eleganza. Lo si può notare infatti nelle piccole sculture di San Bartolomeo, nella nicchia di sinistra, e San Giovanni Evangelista in quella di destra dell’altare principale.

Entrando in chiesa, si trovano da sinistra la cappella con il fonte battesimale di origine quattrocentesca, con la tela del Battesimo di Gesù di Sandro Allegretti della metà del XIX secolo. Accanto si trova la cappella con la tela della Madonna della Neve con i committenti della basilica romana di S. Maria Maggiore di Luigi Ardenghi del 1773 (firmata e datata sulla pietra su cui si inginocchia il donatore di sinistra), che ricorda la presenza di un oratorio dedicato alla Beata Vergine “Ad nives” sul territorio della parrocchia. I due personaggi in primo piano sono il ricco patrizio romano Giovanni insieme alla sua moglie ai quali, nella notte tra il 4 e 5 agosto del 352, la Madonna apparve in sogno indicando il luogo dove sarebbe sorta la chiesa che essi avevano desiderio di offrirle. Poiché anche papa Liberio aveva fatto lo stesso sogno, si recarono insieme sul posto indicato, il Colle Esquilino, che fu trovato coperto di neve in piena estate. Il pontefice infatti si nota sullo sfondo del dipinto sul luogo in cui la Madonna aveva tracciato il perimetro della nuova chiesa innevando il terreno in piena estate. Fu così che sorse la chiesa di Santa Maria Maggiore a Roma.

Proseguendo sullo stesso lato si trova il pulpito ligneo con le statuette di santi e dottori della chiesa scolpite dalla bottega dei Fantoni di Rovetta all’inizio del XVIII secolo; la cappella del SS. Sacramento e santi ospita la tela di ignoto di metà ‘600 raffigurante S. Bartolomeo, S. Luigi Gonzaga, S. Antonio da Padova, S. Antonio abate in adorazione del SS. Sacramento. Un piccolo antro è dedicato al Sacro Cuore.

Dalla porta d’ingresso, sul lato destro si trova un altare in legno scolpito e dorato con la statua della Madonna col Bambino; la cappella della Madonna della Cintura con la tela della Madonna della cintola con S. Sebastiano nudo e colpito dalle frecce, S. Agostino in abiti vescovili, S. Rocco mentre mostra la piaga della pesta sulla gamba, S. Margherita di Antiochia con il drago che sconfisse facendo il segno della croce. L’opera è di ignoto della fine del ‘600. Sullo stesso lato sopra la porta si trova la nicchia con la statua della Madonna del Rosario e più avanti la cappella a lei dedicata con l’ancona con la Madonna con San Giuseppe, S. Domenico che riceve il Rosario, S. Giovanni Battista giovinetto con l’agnello, S. Agata con i seni simbolo del suo martirio, S. Apollonia con il dente nella tenaglia. La tela è attribuita a Domenico Loredan della metà del ‘600 ed è contornata dai misteri del rosario.

In controfacciata sono dipinti su muro S. Michele, l’Angelo custode e il martirio S. Bartolomeo di autore ignoto di fine ‘800 circa e il ritratto di Don Bernardino de Grassi del 1816. Questo sacerdote è ricordato con un ritratto perché fu colui che promosse la costruzione della nuova chiesa, essendo sacerdote di Colere dal 22 dicembre 1759 al 9 agosto 1811, quando rinunciò volontariamente all’incarico per l’età ormai avanzata.

Catalogo dei beni culturali mobili, Diocesi di Bergamo, Parrocchia di Colere, 2002

Catalogo dei beni culturali immobili, Diocesi di Bergamo, Parrocchia di Colere, 2022

Il Campanile venne completato tra il 1870 e il 1879 grazie alla tenacia del parroco Don Zaverio Cesari che dovette scontrarsi con non poche contraddizioni. Resta a testimonianza di ciò la pietra incastonata nel primo tratto del campanile riportante l’incisione I.M.A.C. “IN MEZZO ALLE CONTRADDIZIONI”

La Parrocchiale sorge praticamente nel centro del Paese ed è una delle più belle chiese di tutta la Valle per linee e temperanza degli stucchi.

La festa patronale in onore di San Bartolomeo (24 agosto…ma celebrata la domenica) è ancora oggi molto sentita. Celebrazioni solenni, la processione con la statua del santo per le vie del paese, i tradizionali botti e la fiera la rendono una giornata “speciale”.

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